Ritardo e disturbo di linguaggio
Un bambino può presentare un ritardo nello sviluppo del linguaggio quando presenta:
- un ritardo transitorio a 18 mesi con un successivo ritmo di sviluppo adeguato ai 30 mesi (Bambini che «sbocciano in ritardo»)
- un ritardo che persiste a 30 mesi: nessuna produzione stabile di parole con un significato riconosciuto, assenza di combinazioni di gesti e parole, scarsa comprensione (Bambini Parlatori «tardivi»: primo indicatore di disturbo di linguaggio)
si parla di disturbo specifico di linguaggio invece quando all’età di 3-4 anni (e a volte anche dopo), hanno delle modalità di uso del linguaggio molto diverse dai coetanei, che possono presentarsi in varie forme:
– Difficoltà nel comprendere frasi al di fuori delle routines ad esse collegate.
– Difficoltà nel comprendere frasi complesse.
– Produzione di poche parole (inferiore alle 50 parole circa ai due anni di età).
– Uso di frasi monotermine e Assenza di combinazione di parole ai 30 mesi di età.
– Uso di parole e forme frasali inventate NON comprensibili per tutti.
– Sostituzione di molti fonemi o eliminazione delle sillabe più difficili da articolare, anche in ripetizione.
– Non prende spesso l’iniziativa nel parlare.
– Preferisce utilizzare i gesti.
Per parlare di disturbo specifico di linguaggio queste difficoltà nella codifica fonologica, sintattica e lessicale devono presentarsi in un soggetto indenne dal punto di vista neurologico, cognitivo, sensoriale e relazionale.
Il percorso riabilitativo vedrà come attori principali non solo bambino e logopedista, ma anche la famiglia e la scuola;
fondamentale sarà la collaborazione con neuropsichiatra infantile e foniatra e dove ritenuto opportuno con osteopata, neuropsicomotricista, psicologo, ortottista.
Ritardo e disturbo di linguaggio
Possibili difficoltà nella comprensione e nella produzione a livello comunicativo e linguistico in ritardi mentali, nella Sindrome di Down e in altri quadri sindromici, nei Disturbi Pervasivi dello sviluppo, nelle Paralisi cerebrali infantili.
Difetto di pronuncia secondario ad alterazioni organiche, morfologiche, congenite o acquisite.